La produzione culturale a Venezia – Gli eventi, i produttori, i fruitori

Considerazioni

Michele Bugliesi, Rettore Università Ca’ Foscari di Venezia

Anche da questo dodicesimo Rapporto sulla produzione culturale a Venezia, meritoriamente prodotto dalla Fondazione Venezia 2000 e dalla Fondazione di Venezia, si evincono alcuni punti fermi che devono far riflettere tutti coloro che si occupano della nostra città:
1. la vita culturale di Venezia è attiva come non mai, e lo è stata in modo crescente nel corso degli ultimi dieci anni. Lo dicono chiaramente i dati raccolti nelle tabelle del Rapporto: più di 300 sono stati nel 2014 gli organizzatori di eventi culturali, tra enti pubblici, fondazioni, istituzioni, associazioni e soggetti privati. Il numero complessivo di eventi culturali nel 2014 è stato di 2886, superiore a quello degli anni precedenti (2700, 2844, 2503, 2340, rispettivamente nel 2013, 2012, 2011, 2010). La curva della produzione mostra una crescita costante degli eventi prodotti dal 2003 ad oggi, con un aumento progressivo relativamente all’anno precedente, con la sola eccezione di una leggera flessione nel 2013 ampiamente compensata dal massimo valore assoluto raggiunto nel 2014.
2. Venezia non è un luogo di sola fruizione culturale, ma è anche un luogo di produzione continua, vivace e innovativa. È sufficiente scorrere l’elenco degli organizzatori di eventi per intuire la varietà di approccio alla cultura e l’ampia tipologia delle attività svolte, che le tabelle del Rapporto articolano nelle macroaree “Arti visive”, “Musica”, Teatro e Danza”, “Rassegne cinematografiche”, “Conferenze e convegni”, “Tradizioni e sport”, “Fiere e mercati”. Vi è, per puro numero di eventi, una prevalenza di conferenze e convegni, il 40,6% del totale. Ad essi contribuiscono soprattutto l’Ateneo Veneto e le due università veneziane, com’è ovvio attendersi, ma anche un soggetto privato come la Libreria Feltrinelli di Mestre con più di 100 incontri. Questo dato, unito al visibile attivismo di tanti altri privati ed enti pubblici che organizzano conferenze, seminari, e dibattiti, testimonia dell’ampia varietà dei soggetti che promuovono cultura e dei fruitori. Anche nelle altre macroaree si osserva la medesima vitalità e varietà. Come è già stato detto in un intervento ad apertura di un precedente Rapporto[[Michele Gottardi, “Considerazioni”, in La produzione culturale a Venezia. Gli eventi, i produttori, fruitori: Decimo rapporto, Venezia: Fondazione Venezia 2000-Fondazione di Venezia, 2013.]], tanta partecipazione è segnale di una volontà di dibattito da parte della società civile, e anche di un’alta attenzione verso il territorio e di un forte desiderio di comprensione del mondo contemporaneo.
3. La cultura veneziana si giova sempre più della collaborazione fra i soggetti culturali, dell’interconnessione e contaminazione delle conoscenze, quasi a rispondere a quella dinamica sociale e storica che è stata definita autorevolmente come “meticciato di culture e civiltà”[[Angelo Scola, Una nuova laicità, Venezia: Marsilio, 2007.]]. Lo fanno capire, tra l’altro, i dati succitati sull’articolazione degli organizzatori culturali. Lo fanno capire anche i dati provenienti dalle tabelle sul numero di eventi prodotti dai singoli organizzatori, suddivisi per aree: per es. è dato normale e scontato che nel campo delle “Arti visive” i soggetti organizzatori siano i musei o le gallerie d’arte; meno scontato che vi contribuiscano istituti, fondazioni ed enti che non hanno come loro missione quella di organizzare mostre, e che qui a Venezia partecipano a progetti espositivi e ravvivano significativamente questo ambito. La stessa cosa si può dire, per es., delle attività cinematografiche, che hanno una grande importanza nel creare e mantenere un tessuto connettivo soprattutto fra le giovani generazioni. In questo campo la parte del leone la fa –com’è ovvio e giusto che sia– il Circuito Cinema Comunale; ma è interessante notare anche la partecipazione attiva di altri soggetti come, per es., Alliance Française o la Fondazione Pinault. E si potrebbe proseguire con altri esempi in tutti gli ambiti (i due precedenti li ho scelti a campione).
Tutto questo dimostra come i vari ambiti culturali veneziani siano attraversati da progettualità diffuse e variamente partecipate, che testimoniano della volontà dei vari attori culturali di cimentarsi in più aree e a vari livelli; molte volte mettendo a frutto operazioni di collaborazione e cooperazione. A questo proposito, vorrei soffermarmi sullo specifico apporto dell’Università Ca’ Foscari.
L’Università ha come sue missioni primarie la ricerca scientifica e l’insegnamento ad alto livello (higher education), mentre le attività culturali rientrano tra le cosiddette attività di “terza missione”, ossia quelle attività di valorizzazione e diffusione della ricerca e di produzione di beni pubblici sociali e culturali. In altre parole, agli atenei è richiesto, dal Ministero dell’università e della ricerca scientifica (MIUR), dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR), e ancor prima dello Stato italiano e dai suoi cittadini, di essere attiva nel cosiddetto public engagement, nella produzione e gestione di beni culturali, intesi nella massima varietà dei suoi prodotti. L’impegno pubblico dell’Università, sotto questo profilo, come suggerisce l’ANVUR, è quello di “aiutare i territori a compiere i ‘salti’ che altrimenti non avrebbero le risorse per compiere”, condividendo con il territorio la rete dei propri “contatti e opportunità di networking di scala internazionale”[“La valutazione della terza missione nelle università italiane”, a cura dell’Anvur, 15 febbraio 2015, documento online: [ ]]. La “terza missione” delle università indica, in buona sostanza, che l’università non è una torre d’avorio in cui si produce un sapere chiuso su se stesso, accessibile a pochi.
L’ampia condivisione delle competenze e della conoscenza rappresentano una nuova modalità di fruizione del lavoro universitario, a vasto raggio e di maggiore respiro, che consente la costruzione di un humus comune e permette di legare l’alta ricerca con la divulgazione, il lavoro svolto nelle aule e nei laboratori con l’interesse diffuso della cittadinanza, delle popolazioni, di tutto un territorio, una nazione – e anche a livello internazionale. La rapida diffusione dell’accesso aperto ai risultati della ricerca (open access) è un chiaro esempio di come le università vogliono condividere i propri contenuti, le proprie indagini e i propri risultati. L’open access, a cui Ca’ Foscari contribuisce con il proprio catalogo dei prodotti della ricerca, detto ARCA, e con la propria casa editrice, le Edizioni Ca’ Foscari (completamente accessibile online, senza costi per l’utente), è un movimento nato nel mondo accademico per la condivisione e la crescita della conoscenza attraverso il libero accesso ai risultati della ricerca; è sostenuto dall’Unione Europea e, in Italia, dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI). I documenti depositati negli archivi istituzionali (repositories) e pubblicati in riviste open access hanno una risonanza e una disseminazione maggiori sia presso la comunità scientifica internazionale, sia presso i non addetti ai lavori che possono essere interessati a leggere le scoperte in vari campi disciplinari per semplice curiosità intellettuale, oppure per interesse professionale, o per passione culturale e civica. L’Università Ca’ Foscari ha aderito alla Dichiarazione di Berlino e alla Dichiarazione di Messina che sostengono e promuovono l’accesso libero alla cultura scientifica e umanistica, e ha approvato un Regolamento di Ateneo per il deposito nell’Archivio istituzionale (ARCA) e l’accesso aperto alla letteratura scientifica[Cfr. [ ]].
Ca’ Foscari porta avanti la sua terza missione su molti fronti, prima di tutto su quello della disseminazione dei risultati della sua ricerca, negli ambiti della propria tradizione – gli studi giuridici, economici e aziendali, le scienze e le tecnologie chimico-ambientali e dei materiali, le scienze digitali e le tecnologie dell’informazione, le arti e le letterature, le lingue e le culture straniere, le relazioni internazionali, l’archeologia, gli studi storici e filosofici.
Ma al di là del lavoro quotidiano della disseminazione della propria attività di ricerca e didattica, testimoniato dal numero di conferenze e convegni organizzati da Ca’ Foscari (oltre ai tanti workshop, seminari, lezioni pubbliche di cui il rapporto naturalmente non può dar conto), il nostro Ateneo, contribuisce a rafforzare il tessuto culturale della città. Gli eventi culturali prodotti a Ca’ Foscari mettono a frutto le competenze dei propri docenti e ricercatori per rivolgerle a un pubblico più vasto dei soli utenti universitari. Questo è visibile nella varietà di attività culturali prodotte e realizzate a Ca’ Foscari, in cui, naturalmente, le conferenze e i convegni hanno la parte principale, ma non certo unica: Ca’ Foscari infatti produce eventi teatrali, con una stagione propria nel Teatro dell’Ateneo a Santa Marta, che ha una tradizione di otto anni, con produzioni ideate e realizzate con gli studenti e ospitando interessanti produzioni innovative e sperimentali; e con una serie di attività del proprio “Cantiere teatro”, rivolte non solo agli studenti delle aree umanistiche ma anche in interazione con i dipartimenti scientifici ed economici. Ca’ Foscari produce eventi cinematografici, con un importante festival dedicato ai film “corti”, il Ca’ Foscari Short Film Festival che ospita cortometraggi realizzati da studenti e giovani talenti, vagliati da una giuria di prestigio internazionale; e con varie rassegne cinematografiche dedicate alla tante culture, lingue e tradizioni insegnate nell’Ateneo (Ruskino, Cine latino, ecc.). A Ca’ Foscari si realizzano e si ospitano esposizioni di alto livello e rassegne museali, negli Spazi espositivi dell’Ateneo, al Ca’ Foscari CFZ-Cultural Flow Zone, e in altre sedi; l’Ateneo e i suoi centri di ricerca organizzano o partecipano a esposizioni in altre importanti sedi veneziane. Ca’ Foscari realizza la notte dell’arte e della cultura a Venezia, la Art-Night, che ogni anno a giugno invade calli, campielli, palazzi e e gallerie con centinaia di eventi: tutto in una notte “magica” che coinvolge tutte le istituzioni culturali della città. Con il progetto MusiCafoscari l’Ateneo si fa centro di produzione e diffusione della cultura musicale in sinergia con le diverse realtà e istituzioni territoriali che operano nell’ambito della musica, organizzando workshop, concerti, laboratori e serate con alcuni fra i migliori protagonisti della musica sperimentale contemporanea; e organizzando un Festival del Jazz e della musica contemporanea. Nel campo letterario Ca’ Foscari è attiva con l’importante festival internazionale Incroci di Civiltà, che dal 2008 fa incontrare i più importanti scrittori provenienti da ogni angolo del pianeta in un colloquio con i docenti cafoscarini, con gli studenti e il pubblico cittadino sui temi più importanti che caratterizzano il crescente bisogno di comprensione e dialogo fra le civiltà; con gli incontri, organizzati nelle tre regioni del Nord-est, della rassegna Classici contro, interpretazioni e letture dei nostri classici antichi che divengono nostri contemporanei; con le attività dell’Archivio Scritture-Scrittrici migranti; con la kermesse video-letteraria Videoleggo; con gli incontri con gli scrittori di Writers in conversation al CFZ, e con tante altre attività che coinvolgono i lettori e la cittadinanza. Infine, com’è dovuto da parte di un’istituzione che si deve anche occupare del benessere psicofisico degli studenti e del proprio personale –mens sana in corpore sano–, Ca’ Foscari è molto attiva in ambito sportivo, offrendo tante occasioni per praticare sport: dall’attivazione di corsi in varie discipline all’organizzazione di competizioni sportive, fra cui mi piace ricordare l’attività remiera che culmina nelle regate in Dragon boat sul Canal grande; dalla partecipazione a campionati universitari nazionali e internazionali all’istituzione di borse-premio per meriti sportivi.
Potrei continuare a lungo con l’elenco delle attività promosse nel nostro Ateneo ma mi fermo qui, senza però omettere di ricordare che il primato di Ca’ Foscari come principale produttore di eventi culturali nel 2014 (dopo esserlo stata già nell’anno precedente) dipende proprio dal variegato insieme di tutte le attività che quotidianamente mettono a contatto l’Ateneo con il pubblico più ampio. Non è questo primato ad essere l’aspetto più importante del nostro impegno né il nostro fine: è molto più importante il fatto che Ca’ Foscari dimostra una tangibile presenza nel tessuto quotidiano della cultura veneziana – e insieme al nostro Ateneo le tante istituzioni con cui collabora, con cui condivide progetti ed esperienze, con cui istituisce rapporti e stipula convenzioni, partecipando delle loro attività e accogliendo tutte le proposte che le vengono offerte di condivisione culturale. Questo lavoro culturale permette di qualificare e far apprezzare il nostro operato scientifico, di generare una migliore comprensione delle nostre eccellenze e competenze che sono una ricchezza intrinseca e un servizio per il territorio. Soprattutto, vogliamo che la cultura e la produzione culturale diventino vere e proprie risorse produttive a disposizione del territorio in cui operiamo, elementi propulsivi che hanno il compito di favorire e contribuire allo sviluppo sociale ed economico della città e della nostra regione.
Per questo motivo le attività culturali sono strategiche per Ca’ Foscari e –lo speriamo vivamente– anche per la nostra città, così bella e unica, ma anche così fragile. Se è vero che anche la cultura può essere considerata un’invariante socio-antropica del tessuto urbano, alla stregua delle classiche invarianti paesaggistiche, ambientali, la cultura tuttavia non è legata alla sola dimensione storico-monumentale: se vogliamo che la cultura abbia una funzione vitalizzante per il tessuto cittadino e per il territorio, essa deve diventare parte della dimensione produttiva sia in senso economico che sociale. La parola ‘cultura’ deriva dal latino colĕre, che significa coltivare, proteggere, onorare e rispettare, e anche abitare. Il suo senso profondo è dunque di carattere attivo: colĕre indica l’attenzione che si presta nel fare una cosa, nell’avere cura di qualcuno, e quindi anche nello stare in un dato luogo. Fare cultura significa pertanto conservare e insieme promuovere la comunità civile, la res publica[[Derek B. Heater, A Brief History of Citizenship, Edinburgh: Edinburgh University Press, 2004.]]. È grazie alla cultura partecipata che si possono creare quegli “ancoraggi motivazionali” grazie ai quali tutti i soggetti sentono di avere pari diritto di cittadinanza e pari doveri di lealtà costituzionale. In una società complessa come la nostra l’intolleranza e il settarismo si possono superare e sconfiggere solo creando un “comune orizzonte interpretativo”, ovvero solo promuovendo uno spazio nel quale i cittadini possano accedere a un senso condiviso dei meccanismi per il riconoscimento reciproco e la promozione dei valori[[Jürgen Habermas, “Lotta di riconoscimento nello stato democratico di diritto”, in C. Taylor – J. Habermas, Multiculturalismo: lotte per il riconoscimento, trad. it. di L. Ceppa, Milano: Feltrinelli, 1998, pp. 94-5.]]. Fare cultura dunque è ricordarsi di essere cittadini proattivi, difensori della libertà altrui e propria, attori della democrazia partecipata, è essere persone che sanno condividere il proprio sapere e la propria capacità di decidere assieme agli altri. Così intesa, l’attività culturale non è, quindi, solo la “terza” missione dell’Università ma la sua missione principale dal punto di vista morale e civico. E come per noi, lo è per tutti i soggetti che operano nella nostra città di Venezia.