Venezia metropoli: Osservatorio metropolitano

L’Osservatorio metropolitano OSME

Marino Folin

L’impegno che la Fondazione Venezia 2000 ha sviluppato intorno a Venezia Metropoli, iniziato ben prima del rapporto OCSE, non si conclude con esso, ma a partire proprio dalle sue conclusioni intende sviluppare un progetto di sostegno e accompagnamento anche nella logica della costruzione della città metropolitana.
In questo quadro un limite è costituito dalla difficoltà di rappresentazione iconografica della città metropolitana, delle sue caratteristiche, e dei dati che significativamente la connotano. E’ vero, disponiamo di alcune letture derivanti da immagini satellitari, da carte geografiche, da ortofoto, ma quello che manca sono specifiche elaborazioni concettuali che sappiano da un lato rappresentare la città metropolitana, e dall’altra consentano di riconoscere e riconoscersi in questa dimensione metropolitana.
La costruzione di una banca dati ed una banca di immagini elaborate rappresenta un progetto strategico per accompagnare la costruzione della città metropolitana. Si tratta di un progetto ambizioso che necessita il concorso di una molteplicità di saperi e conoscenze: geografi, urbanisti, economisti, esperti in Sistemi Informativi Territoriali e GIS, grafici, letterati e forse anche artisti.
Certamente non è utile duplicare lavori, banche dati, conoscenze acquisite, mentre risulta utile la formulazione di un progetto che sappia: raccogliere, mettere in comune, valorizzare le conoscenze e le tecniche acquisite.
Da queste considerazioni nasce il progetto dell’Osservatorio Metropolitano (OSME) che si propone come una linea di lavoro che affronta una lettura “dall’interno”, differenziandosi così dalla lettura dell’OCSE, per valutare le performance dell’area metropolitana e per approfondire i processi e le politiche con rilevanza metropolitana.
La definizione del perimetro dell’area metropolitana non rappresenta la priorità del lavoro anche se a partire dalla definizione che ne dà l’OCSE questo primo rapporto ha iniziato a sondare alcuni temi rilevanti analizzando le possibili riduzioni/estensioni del territorio delle provincie di Padova, Treviso, Venezia anche in termini di uguaglianza/differenza. Le chiavi di analisi sono costituite dalla lettura dei processi riferiti a cinque ambiti: demografia, economia, mobilità, welfare, governance. La scelta deriva direttamente dalla rilevanza delle questioni in ambito metropolitano e dalle dinamiche riscontrate negli anni recenti.
Il lavoro tende contemporaneamente a fornire una fotografia, il più a fuoco possibile, assumendo come unità di misura il comune e solo quando non disponibile la provincia, e una lettura di processo assumendo come riferimento l’arco temporale 1990 – 2010.
I risultati che emergono dalla lettura del Rapporto da un lato evidenziano l’esistenza di un tessuto socio-economico comune a una realtà complessa e fortemente relazionata costituita dalle provincie di Venezia, Padova e Treviso, dall’altro pongono alcune questioni: di quanto siano caratterizzati da dinamiche locali piuttosto che metropolitane; di quanto siano il risultato di processi storici e quanto rappresentano invece nuovi fenomeni che sempre di più andranno ad investire anche gli assetti istituzionali dell’area metropolitana.

Introduzione

L’ipotesi di costruzione della città metropolitana di Venezia incrocia due percorsi che nel passato hanno sempre seguito due direttrici: il processo istituzionale e la sua concreta necessità di misurarsi con i perimetri del governo amministrativo; i processi dell’economia e del sociale che agiscono e procedono attraverso sistemi di relazioni funzionali. I confini legali non rispettano la geografia reale e anzi ne condizionano l’evoluzione.
Le analisi presentate in questo primo rapporto dell’Osserva torio Metropolitano (OSME) sono tutte incentrate nel far emergere, attraverso dati tradizionali e innovativi, come il territorio dell’area metropolitana veneziana esprima dinamiche, tendenze e anche modelli di governance che vanno oltre i confini dei diversi territori provinciali, incrociando nuove geografie da studiare attentamente anche sotto il profilo giuridico amministrativo.
I modelli funzionali che emergono dai settori indagati pongono con sempre maggior forza il tema del governo metropolitano. E lo pongono maggiormente quando anziché alle sole dotazioni (pesi e risorse) si guarda alle relazioni dinamiche, siano esse riferite alla popolazione che alle imprese. Il Rapporto rileva un quadro dell’area metropolitana asimmetrico con punti di forza e punti di debolezza settoriali e territoriali, che proprio per queste ragioni richiedono un livello di governo complesso e articolato.
Un governo dell’area metropolitana che per singoli servizi e singoli ambiti esiste già, un governo a geometria variabile che è indice di una realtà territoriale già in grado di governare i processi a scala vasta.
La struttura del Rapporto dell’OSME è costruita per capitoli che a partire dalla costruzione di un quadro di riferimento statistico, indaga in forma “autonoma” cinque temi.
La demografia, a partire da una crescita demografica continua e interpretando la successione storica degli indicatori demografici dell’area metropolitana.
L’economia e l’occupazione, evidenziando come in questo particolare assetto territoriale i fenomeni assumono contorni profondamente diversi dai perimetri provinciali, risultano infatti legati: in alcuni casi ad importanti direttrici infrastrutturali (la Pedemontana, la Riviera del Brenta, la Romea, la Noalese, ecc.), in altri a tipici processi che a partire da espansioni concentriche dei capoluoghi hanno prodotto aree di saldatura.
La mobilità, vera criticità del sistema, confermata dai dati recenti sulla mobilità che vedono ancora una volta il ruolo predominante dell’auto privata (oltre il 70% degli spostamenti casa lavoro).
Il welfare, che analizza alcune delle dimensioni rilevanti del welfare locale da una prospettiva metropolitana e urbana.
La governance, intesa come analisi delle forme di governo e governance attivata nell’area metropolitana attraverso l’applicazione delle norme che prevedono la gestione di ambiti, infrastrutture e servizi e attraverso accordi che possiamo definire spontanei, che evidenziano un significativo e interessante sistema di interrelazioni di natura amministrativa, economica e sociale.