Ve-2000 Cultura e Impresa – Progetti e strategie per il sottosistema veneziano (Consorzio Venezia 2000)

1) Un programma di iniziative per Venezia

Le imprese che fanno parte del Consorzio Expo convengono sull’esigenza di non far mancare allo sviluppo di Venezia quella “cultura di impresa” (di programmazione, progettazione e gestione) che si rivela sempre più necessaria per animare e sollecitare la convergenza attorno ad obiettivi comuni, conseguendo quella concentrazione di sforzi culturali, economici ed operativi indispensabili per poter attuare significativi interventi di salvaguardia e rilancio del sottosistema veneziano.
La vicenda Expo ha dimostrato che a Venezia e per Venezia è più facile dividersi che convergere; il dato eccezionale costituito dall’area veneziana e da un grande evento mondiale quale l’Expo ha finito per rappresentare la parte emersa (e per questo di più facile presa in ogni possibile contraddittorio) di un più sotterraneo ed esteso atteggiamento negativo nei confronti dei progetti di sviluppo urbano.
Una cultura della prudenza negativa finisce per essere disattenta e scarsamente propensa ad approfondire i contenuti dei progetti. L’obiettivo di concentrare ed aggregare (piuttosto che dividere) forze culturali, d’opinione ed operative in un Programma per il rilancio dell’area veneziana va quindi localizzato su un duplice piano:
– quello di valorizzare al massimo l’efficacia tecnica e culturale delle ipotesi che si intendono perseguire;
– quello di riservare maggiori attenzioni agli aspetti comunicativi, di coinvolgimento e di convincimento.

In tale logica occorre creare momenti di apertura alle idee ed ai progetti su Venezia, fornendo una base continua di osservazione sulla realtà veneziana, anche al fine di affiancare, con il sostegno tecnico delle imprese, l’azione delle diverse amministrazioni pubbliche coinvolte nella gestione (ordinaria e straordinaria) di Venezia.
Fino ad oggi, anche in ragione della incidenza delle vicende Expo, il problema Venezia è stato visto come problema di gestione, controllo, compressione eventuale dei flussi di visita. Problema importante, ma l’enfasi sul quale ha finito per oscurare il vero punto di crisi di Venezia, quello squisitamente strutturale: la perdita di vitalità demografica, economica, sociale. Senza propulsione, senza attività economiche proprie, senza comunità collettiva la città, anche se perfettamente conservata, rischia di diventare una città morta, di fruizione turistica altrui.
Nessuno in Italia e meno ancora le imprese (che hanno dentro un codice di vitalità) possono accettare una tale prospettiva, ed in questo spirito il contributo che il Consorzio di imprese intende dare si muove in tre direzioni:
– la prima, con responsabilità e gestione autonoma anche in quanto organismo tecnico-culturale, è volta a garantire un confronto ed un continuo monitoraggio sui problemi di Venezia. C’è, infatti, il rischio, già registrato in questi ultimi mesi, che – spenti i riflettori sulle polemiche – della realtà veneziana non resti traccia né in termini di problema né in funzione della salvaguardia e dello sviluppo futuro;
– la seconda, in collegamento ed a sostegno delle amministrazioni pubbliche, volte a definire programmi di medio periodo ed a progettare interventi complessi nella realtà veneta;
– la terza, sempre in collegamento con le amministrazioni pubbliche, volte a garantire a Venezia ed al Veneto quel serbatoio di responsabilità e capacità imprenditoriali che è necessario per gestire i grandi flussi di persone ed interessi che gravitano nell’area. Nel governo effettivo dei flussi turistici su Venezia, come nell’orientamento e nella gestione dei flussi economici (imprenditoriali, transportistici, di nuova comunicazione, ecc.) che attraverseranno o partiranno dal Veneto verso l’Est europeo, le capacità organizzativi finiscono per rappresentare l’elemento essenziale.

Al fine di aprire una fase di forte comunicazione su Venezia e per affrontare gli impegni “di strategia” nel medio periodo il Consorzio si propone di realizzare una serie di attività che compongono il programma del prossimo biennio. Per quanto attiene alle responsabilità come organismo che si propone di svolgere un autonomo ruolo di iniziative sulla realtà veneziana, il Consorzio individua:
– un momento di ripresa e rilancio, attraverso uno specifico convegno, dei temi e delle idee maturate nel lavoro di progettazione dell’Expo;
– lo svolgimento di un programma biennale per l’approfondimento progettuale di quelle aree considerate problematiche ed in particolare gli accessi e modi d’accesso a Venezia, il sistema infrastrutturale ed insediativo di gronda lagunare, Venezia nel reticolo di servizi terziari del Veneto, il recupero delle aree storiche e dei grandi complessi veneziani, il raccordo delle responsabilità pubbliche e private.

Naturalmente, e proprio per quell’impegno a promuovere convergenza e concentrazione di sforzi da cui parte il Consorzio, questo non può limitarsi ad operare solo in autonomia. Deve collegarsi con gli impegni delle amministrazioni (centrali, regionali e comunali) che hanno responsabilità politiche su Venezia ed il Veneto.
E’ noto che ci sono molte idee e molti puntuali progetti di intervento per i quali gli organismi pubblici procedono per linee ordinarie, ma è probabile che si possano raggiungere livelli di collaborazione su quei problemi ed interventi che vanno oltre una certa soglia di complessità (che sono cioè non singole opere, ma insieme di azioni da coordinare) come pure su quei problemi ed interventi che vanno oltre una determinata soglia temporale (che cioè possono essere risolti solo nel medio-lungo periodo).
In queste prospettiva la proposta che il Consorzio intende avanzare alle amministrazioni interessate è quella di darsi carico di redigere un piano decennale (di scenario, di compatibilità e di sequenze decisionali ed operative) di interventi coordinati, una sorta di guide-Iine per tutti gli anni ‘90.

La terza linea di lavoro su cui il Consorzio intende muoversi è quella di garantire alle responsabilità pubbliche regionali e comunali un serbatoio di capacità e strutture imprenditoriali nella gestione e nella regolazione dei flussi.
Il futuro di Venezia ed il Veneto si giuoca nel prossimo decennio proprio nella gestione:
– dei flussi quotidiani di turisti nel centro storico veneziano (specie nelle stagioni più intasate);
– dei flussi speciali nelle grandi occasioni (dalle grandi manifestazioni annuali a quelle che già si prevedono per anni specifici del decennio, particolarmente nel ’97);
– dei flussi di merci, di affari, di imprenditorialità, di finanza che si creeranno in relazione del processo di integrazione con i paesi dell’Est.

Chi regolerà tali flussi, su quali infrastrutture, con quali tecnologie, con quali modi di comportamento delle Amministrazioni? Il Consorzio ritiene che per rispondere ad una domanda di questo tipo ci sia bisogno di un nucleo di segreteria progettuale” (che studi e progetti ipotesi di regolazione, carte d’ingresso, infrastrutture dedicate, ecc.). E si propone come sede di questo tipo di responsabilità, garantendo il convogliamento in essa dell’apparato (tecnologico, organizzativo, di cultura d’impresa) delle aziende partecipanti al Consorzio.

2) Una riflessione collettiva di partenza: Convegno “Venezia anni ’90, oltre la vicenda Expo”

Entro la fine del 1990 o gennaio 1991 il Consorzio può farsi promotore di un Convegno per l’apertura di un nuovo ciclo d’attività su Venezia, che si organizza lungo tre linee operative:
– una conferenza stampa nella quale il Consorzio illustrerà le scelte per il futuro ed un nuovo programma operativo per il biennio ’91-’92, a partire dal bilancio del lavoro (di ricerca e progettuale) già svolto;
– la discussione collettiva in convegno che – partendo dalle tesi e dalle proposte contenute nel libro bianco chiami a ragionare su Venezia e per Venezia politici, amministratori, progettisti indipendentemente dagli schieramenti di appartenenza (fronte del no, del si, gli astenuti, ecc.), ma su temi definiti cui il convegno dovrà costituire a fornire concrete risposte il più possibilmente condivise;
– la proposizione dei termini concreti di un “razionamento” del flussi a Venezia e dell’uso di una “card”, a partire dallo studio svolto dal Consorzio rappresentabile anche attraverso specifiche simulazioni al computer in una specifica “finestra” sui flussi.

Naturalmente l’impegno centrale di queste linee operative è quello relativo al Convegno (che la conferenza stampa potrebbe presentare e motivare) dove le imprese innervano il Consorzio Expo vogliono non solo riprendere il filo della propria iniziativa in favore di Venezia ma riprendere anche un costruttivo dialogo con tutti gli alti centri di responsabilità sui problemi della città. In questo spirito l’articolazione del Convegno prevede tre sezioni:

Sezione 1 – Introduzione al tema
– Una relazione di base di tipo introduttivo che ripercorra la storia e le proposte del Consorzio e ponga le questioni aperte con la fase del dopo-Expo.

Sezione 2 – Approfondimenti tematici
– Una tavola rotonda sulle idee, le prospettive, i progetti per Venezia nella quale vengano ad esplicitarsi i punti di accordo ed i dissensi sulle proposte che il Consorzio ha presentato nel Libro Bianco (con la partecipazione programmata di persone come Zanda, Piano, Cacciari).
– Una tavola rotonda che affronti invece il tema della salvaguardia della città, in relazione alla progettazione ed alla gestione degli interventi siano essi “hard” (le infrastrutture) siano essi “soft” (dalla card agli accessi programmati). La tavola rotonda dovrebbe coinvolgere fra gli altri amministratori pubblici (sindaco e magistrato alle acque), studiosi dei problemi urbani (Ceccarelli o Leon) oltre che il Consorzio (C. De Michelis).
– La terza infine nella quale dibattere il tema delle responsabilità istituzionali e ruolo dei soggetti imprenditoriali (tra Stato e periferia, tra intervento pubblico e intervento privato, tra i poteri locali), in funzione dell’efficienza della gestione dei servizi, dalla trasparenza amministrativa, della progettualità globale per l’area veneziana.

Sezione 3 – La questione dei flussi
Illustrazione delle tesi e della simulazioni emerse dagli studi realizzati sul tema della regolamentazione dei flussi e confronto in contraddittorio fra esperti che abbiano studiato in altri contesti, anche internazionali, il problema.

A supporto del Convegno potrà essere organizzata una mostra con i materiali d’analisi e di progetto preparati dal Consorzio, come una sorta di itinerario attraverso cui si è pervenuti alla proposta conclusiva per l’Expo.

3) Programma biennale di presenza della cultura d’impresa: le giornate Venezia

Nel rischio che su Venezia cali la nebbia del silenzio, il ruolo che il Consorzio può e dovrà con forza assumersi – nel momento in cui decide di continuare ad operare – sarà quello di mantenere vivo il dibattito di progetto su Venezia. Il lavoro svolto dal Consorzio non è mai stato pienamente e completamente proposto e dibattuto, gli scontri con le forze del “no all’Expo” sono stati quasi sempre scontri di principio, raramente sulle cose concrete. E’ intorno alla necessità di essere presenti con le idee ed i progetti sui quali si è lavorato che si articola una proposta di programma biennale di iniziative.
Il programma si articola in cinque momenti di riflessione sotto forma di seminari o tavole rotonde che nascono sotto lo slogan “La cultura d’impresa per Venezia”. Si può pensare ad un logo, immediatamente riconoscibile, da utilizzare in tutte le occasioni insieme con quello del Consorzio, che caratterizzi queste occasioni d’incontro da programmare con regolarità.
L’obiettivo sostanziale del programma sarà quello di introdurre la cultura delle imprese nella risoluzione e nella gestione della città anche grazie alla loro cultura tecnico organizzativa.
Lo schema di lavoro prevede 5 momenti-incontri che a partire da febbraio ’91 si succedono a cadenza quadrimestrale fino ad ottobre ’92.
L’area tematica da affrontare nel corso del 1991 si riferisce alle questioni tecnico-economiche, mentre nel corso del 1992 si passerà ad analizzare aspetti di taglio culturale.
L’articolazione del programma prevede:

a) Per febbraio ’91 si tratta di affrontare organicamente le tematiche degli accessi su Venezia, alla loro diversificazione, ai diversi mezzi possibili.
Il seminario/convegno può aprirsi anche in questo caso con una relazione del Consorzio che illustra, attraverso un dossier di base, le proposte elaborate per l’Expo (dalla metropolitana, al secondo accesso a Castello Est da Tessera, ecc.) e la loro efficacia anche in funzione “ordinaria”. Un ulteriore documento di base può essere realizzato con un repertorio comparato di tutti i progetti sulla viabilità e le infrastrutture prodotti da Comune, Regione, Università, ecc, per definire reali- punti di accordo, le ipotesi sinergiche, lo stadio di sviluppo, le strozzature.

b) Il secondo tema, per giugno ’91, può essere quello della riqualificazione della gronda lagunare sia sul versante infrastrutturale che su quello di una nuova vocazione commerciale e produttiva per Mestre, Marghera e Tessera.
Un’equilibrata autonoma vitalità della gronda lagunare diventa infatti elemento sostanziale dello sviluppo di Venezia, in direzione di una trasformazione unitaria dello iato che esiste oggi tra terraferma e Venezia insulare.
Il tema può essere svolto sulla base degli studi proposti del Consorzio e con un confronto con gli amministratori locali regionali e gli operatori economici dei settori interessati (dalle imprese di costruzione al grande terziario).
Uno specifico approfondimento potrà essere svolto per quanto attiene alla riorganizzazione della gronda lagunare anche come grande polarità direzionale della Regione Padana e del Nord-Est ed a tal fine potranno essere utilmente sviluppate ipotesi di progetto anche in collaborazione con la Regione Veneto.

c) Il terzo incontro-convegno per ottobre ’91 ha come obiettivo quello di analizzare e proporre uno scenario possibile per Venezia nel circuito immateriale e nella rete dei grandi servizi dalla finanza, al sistema fieristico, al sistema distributivo.
I circuiti terziari veneti – in special modo nell’ambito fieristico – hanno rappresentato uno dei punti forti del sottosistema territoriale, nella sua nascita e nel suo sviluppo. Dopo l’espansione produttiva il Veneto deve oggi affrontare la sfida del consolidamento e dell’assemblaggio dei nodi terziari in reti efficienti che consentano di esprimere un’organizzazione di alto profilo nel campo dei servizi.
Venezia deve inserirsi in questo circuito (oggi ne è ai margini) e può farlo solo pensando di diventarne la testa, rioccupando così il ruolo di capitale del sottosistema veneto.
E’ questa inoltre la condizione indispensabile per fare del Veneto una pista di decollo – o di passaggio – dell’economia italiana verso i grandi sottosistemi del Nord Europa e verso i mercati dell’Est.

d) Il quarto appuntamento, per febbraio ’92, può vertere sulla Venezia anchilosata, quella per intenderci, dell’Arsenale, di Castello Est, le aree per le quali il Consorzio ha più volte espresso il proprio punto di vista. La salvezza di Venezia passa per un riequilibrio globale nell’uso della città, di tutta la città.
Senza operare forzature né contrapposizioni (non si tratta di spostate turismo di massa da ovest a est) il senso di assegnare funzioni specifiche alla zona est nasce proprio dalla consapevolezza di dover dare vocazioni diverse, di riprogettare con modernità i caratteri storici delle diverse aree in declino.
Occorre confrontarsi e dibattere sui progetti che ancora oggi privilegiano l’area occidentale. Partendo dal presupposto che la riqualificazione della zona est può avere probabilità di successo solo se correlata come il tema di un secondo accesso su Venezia.
Le nuove funzioni – di tipo culturale, museale e legate al tempo libero – introducono nuove prospettive globali nei confronti del turismo e dei servizi e delle manifestazioni da offrire. In questo senso il convegno può rappresentare un momento – oltre che di verifica progettuale – di lancio di iniziative simboliche anche di tipo laboratoriale o d’uso parziale.

e) Il quinto appuntamento, per giugno ’92, deve affrontare il tema della commissione necessaria tra pubblico e privato nella progettazione e gestione dei grandi interventi. E’ nella relazione, più che nel mix, la chiave per poter moltiplicare le capacità d’intervento pubblico attraverso l’apporto delle imprese. Studiare nuove forme di rapporto, fra Amministrazioni e privati, nelle quali venga dato risalto e spazio alle prerogative e capacità di ciascuno, può costituire il più innovativo contributo ad una cultura di rinnovamento urbano.
Per conseguire una logica di sviluppo e non di declino delle città si devono operare forme di raccordo più adeguate nei due momenti essenziali della gestione e della riqualificazione per progetti, momenti nel quali l’apporto imprenditoriale può essere decisivo.
L’organizzazione del convegno può prevedere la presentazione di casi di studio internazionali e quindi provocare un confronto tra imprese private e amministrazione pubblica, per verificare la compatibilità “veneziana” di simili operazioni.

4) Schema di un reporting annuale su Venezia

La necessità di mettere a punto una politica di interventi adeguata e coerente per una realtà straordinaria come quella di Venezia si presenta innanzitutto come un problema conoscitivo.
Occorre infatti mettere a fuoco l’attuale ruolo sia in un contesto di regione “ampia” sia a livello di funzionalità e vivibilità urbana. A tale proposito si propone la realizzazione di un “osservatorio” che si prefigga lo scopo di seguire con continuità e le fenomenologie riguardanti la città ed il suo territorio, ed esplicitando tali osservazioni attraverso relazioni informative periodiche.
In prima analisi si individua come oggetto di valutazione la collocazione territoriale di Venezia quale polo più debole della regione padana, tradizionalmente localizzata su Milano e Torino.
Sul ruolo centrale di Venezia come motore dello sviluppo economico veneto può giocarsi l’effettiva integrazione del sottosistema nord-orientale all’interno della Padania. Sotto controllo va quindi sottoposta l’effettiva capacità di Venezia di essere “capitale” e di trainare il proprio territorio verso l’affermazione di un proprio modello economico (in grado di interpretare le singolarità del luogo) attraverso l’individuazione degli eventi “salienti”, e a livello più ampio, delle tendenze generali che si verificano nel corso di questo processo.
Dal punto di vista più strettamente urbano, l’analisi dovrà interessare una molteplicità di aspetti allo scopi di delineare un panorama il più possibile completo sulla situazione del centro urbano.
Innanzitutto si ritiene di sondare l’andamento dei meccanismi di crescita della città principalmente sotto il profilo dimensionale, cercando in particolare di definire le tendenze riguardanti il centro storico ed il suo peso all’interno dell’organismo urbano. I fenomeni di spopolamento delle parti più antiche costituiscono infatti seri motivi di preoccupazione per la sopravvivenza stessa della città.
Una seconda area di monitoraggi si propone di analizzare i problemi più strettamente connessi agli aspetti fisici. La particolare posizione di Venezia rende più urgenti e vitali che altrove le tematiche legate all’inquinamento, al problema idrico e soprattutto alla dotazione infrastrutturale, tema sul quale si gioca pesantemente il ruolo di Venezia nei confronti del proprio contesto territoriale.
Il terzo tema riguarda più propriamente gli aspetti legati alla realtà socio-culturale, e si prefigge di scandagliare la dimensione demografica; ciò comporta da un lato, uno sforzo di individuazione delle dinamiche relative alla composizione strutturale della società oggetto di analisi, in termini di classi e gruppi sociali, dall’altro un tentativo costante di mettere in luce le tendenze comportamentali ed i fenomeni di costume emergenti.
Infine, il quarto argomento verterà su problematiche più propriamente gestionali ed istituzionali, cercando di focalizzare la situazione dei servizi, individuandone le carenze strutturali ed organizzativi. In particolare ci si propone di osservare lo stato di salute dei servizi più legati alla quotidianità e di conseguenza alla visibilità stessa della città, in quanto è probabilmente proprio nell’”ordinario” che si manifestano le disfunzione più allarmanti per una realtà com’è quella di Venezia.
Da un’analisi complessiva delle questioni sollevate, sarà quindi possibile estrarre una serie di elementi critici, definibili come punti di crisi, che potranno soprattutto concernere:
– la consistenza della risorsa “uomo” (fenomeni di spopolamento, diminuzione delle nascite e conseguente invecchiamento della popolazione, ecc.);
– la situazione ambientale (inquinamento, degrado ambientale, ecc.);
– il patrimonio storico ed architettonico (degrado strutturale ed estetico di edifici e di intere parti urbane).

Successivamente ci si occuperà di passare in rassegna gli interventi per Venezia, sia a livello propositivo che in via di realizzazione concreta. Saranno presi in considerazione gli interventi legati all’”ordinarietà”, possibilmente inquadrati in una logica coerente in cui siano resi evidenti gli obiettivi di fondo della gestione “nella normalità”.
Saranno presi in esame, inoltre, gli interventi straordinari (ad es. Legge Speciale, ecc.) legati a progetti nati per far fronte a necessità ed obiettivi di tipo particolare e la cui attuazione si lega spesso all’emergenza di alcuni particolari nodi da tempo irrisolti a Venezia.
Accanto agli interventi legati al soggetto pubblico, verranno analizzati i progetti avanzati a livello imprenditoriale e culturale per formare un Archivio dei progetti su cui fondare valutazioni di efficacia e di congruenza.
Infine, per ogni categoria di intervento presa in considerazione, saranno messi in luce i punti di criticità, soffermandosi su quelle situazioni in cui sono venute a mancare le condizioni oggettive per la realizzazione del progetto e se ne è quindi bloccata l’attuazione.
L’ultima area tematica sarà costruita sugli elementi emergenti di volta in volta da un giro d’orizzonte compiuto coinvolgendo un panel di testimoni variamente interessati dalla “questione Venezia”.
Si tratterà di utilizzare gli spunti offerti dalle opinioni raccolte tra soggetti operanti, a vario livello, in diversi campi di interesse: dal mondo culturale al settore degli interventi pubblici.
Al punto di vista di alcuni osservatori “particolari”, si ritiene comunque opportuno affiancare l’opinione del cittadino, da costruirsi attraverso un sondaggio fra la popolazione. le tematiche investiranno soprattutto argomenti legati alla qualità della vita, con lo scopo di proporre una visione della città “dal di dentro”, dalla parte cioè di chi ne vive la quotidianità.
Operativamente il prodotto finale potrà articolarsi secondo una serie di brevi rapporti, “newsletter”, da realizzare periodicamente ed inviare ad una serie di soggetti strettamente interessati al futuro di Venezia (politici, amministratori, operatori economici, ecc.) a livello nazionale ed internazionale.
Le diverse newsletter si compongono in un Rapporto conclusivo in grado di ricucire su base annuale l’insieme degli approfondimenti realizzati.

5) Documento di scenario e programmazione a dieci anni

Su Venezia ed il Veneto si sono accavallati in questi ultimi anni un numero enorme di studi, progetti, proposte d’intervento.
Ma, a parte il programma d’azione di Venezia Nuova non c’è in fondo nessun documento di scenario e prospettiva, redigerne uno significherebbe dare un ulteriore contributo alla città ed offrire al Governo una sponda di espressione concreta di una volontà politica che non è riuscita a coagularsi per l’Expo.

Certo c’è il rischio di predisporre un documento generico, ma è un rischio da correre visto che di solito, specie su Venezia:
– si individuano opere singole, senza disegni d’insieme che vadano oltre una soglia di minimale complessità dell’approccio;
– e dall’altro lato si avanzano “cataloghi di proposte” quasi sempre slegati da analisi di fattibilità e compatibilità economica, da analisi serie del mercato della domanda e dell’offerta. Non a caso restano costantemente irrealizzati e sono oggetto di battaglie e polemiche soprattutto elettorali.

Per andare oltre questa duplice prigionia è necessario quindi un documento che faccia scenario e programma:
– a medio termine, cioè con soglie temporali più complesse di quelle tipiche dell’emergenza continuata;
– accorpati su grandi assi di azione, così da superare la soglia di complessità delle singole “opere” da fare;
– segnati da una logica di graduale passaggio “dallo straordinario all’ordinario”, per- far risaltare che gli interventi straordinari devono essere forti adesso ma devono essere sostituiti da una crescente responsabilità delle autorità e degli interventi ordinari.

Un documento di scenario e di guide-line delle azioni di sviluppo da intraprendere va in linea di massima pensato su tre livelli:

a) un primo livello, di lungo periodo, incentrato su:
– interventi straordinari a carico dello Stato
– Legge Speciale
– grandi opere di salvaguardia ambientale
– bonifica della laguna e del bacino scolante
– dighe ecc.
– contributi per il recupero del patrimonio architettonico;

b) un secondo livello, di medio periodo incentrato su:
– interventi “straordinari” a carico di enti pubblici e privati (società miste, consorzi, joint ventures, ecc.)
– operazioni complesse “complesse” relative ad aree nodali del territorio (la stazione Marittima e l’area dismessa, l’Arsenale, la I zona industriale di Marghera, il polo di Tessera, la rete metropolitana);

c) un terzo livello, di breve periodo incentrato su:
– interventi “ordinari” a carico di enti pubblici e privati (enti pubblici, consorzi, operatori privati, società, ecc.);
– operazioni relative a interventi precisi e chiaramente definiti nel quadro finanziario, nelle destinazioni d’uso, nel quadro operativo (Aeroporto, Mulino Stucky, sedi universitarie, sedi giudiziarie, sedi Biennale, Palazzo dello sport e stadio).

Queste indicazioni vanno naturalmente collegate con l’intendimento, già indicato in precedenza, di redigere un testo che aiuti il governo delle operazioni complesse da compiere nei prossimi anni.
Risulta chiaro che a Venezia sono ancora più difficili quelle operazioni complesse che in Italia (a differenza, per esempio, della Francia) stentano a concretizzarsi al di fuori di un regime di leggi speciali.
Le ragioni delle difficoltà aggiuntive sono da ricercarsi nelle caratteristiche socioeconomiche dell’area tutte egemonizzate da un reticolo di operatori turistici e commerciali di non elevato livello, ma anche dalla consuetudine della città a sentirsi assistita (sindrome da Cassa del Mezzogiorno) e privilegiata di diritto.
Il ruolo del Consorzio potrebbe essere quello di sviluppare analisi sul meccanismo operativo degli interventi complessi:
– nella valutazione dei modi per attivare la formazione di quadri tecnici;
– nella valutazione di fattibilità concreta di talune ipotesi;
– nello sviluppo, a titolo esemplificativo, di un progetto complesso, in joint venture con enti pubblici, (Comune, Regione, Stato).

Un programma di tal genere dovrebbe trovare specifiche forme di attuazione, sia in termini di iniziative proprie del Consorzio sia in termini di accordi politici e convenzionali con le amministrazioni pubbliche interessate; sia di lavoro di progettazione sia di assunzione di responsabilità operativa; sia di attività promozionale delle sedi culturali locali sia di collegamento con le sedi internazionali più interessate al futuro di Venezia.
Ma le scelte di articolazione operativa del lavoro del Consorzio non possono evidentemente essere previste in un documento programmatico, esse andranno calibrate al variare ed al maturare delle situazioni di fatto. Esse andranno quindi operate non in sede di impostazione culturale degli impegni del Consorzio, ma in sede della sua concreta gestione politica e gestionale.