La metropoli attraversa la crisi

Crisi e governo metropolitano

L’area metropolitana, definita come l’insieme delle provincie di Padova Venezia e Treviso, pur in un periodo di crisi particolarmente severo dimostra performance migliori rispetto al dato nazionale e in linea con quello del Nord Est.
Analizzando reddito prodotto, sistema di offerta, mercato del lavoro, modello di specializzazione delle esportazioni, qualità della vita e competitività del territorio si evidenzia un’area di dimensione rilevante che richiede un governo coordinato dei processi di cambiamento.
L’analisi dei sistemi provinciali dimostra asimmetrie rilevanti.
La provincia di Treviso rivela una concentrazione nei settori manifatturieri, una spiccata apertura in termini di esportazioni ed importazioni, un tessuto demografico e sociale in trasformazione, con una quota rilevante di giovani e di stranieri.
La provincia di Padova conferma una vocazione, oltre che alla manifattura, verso i servizi commerciabili, una significativa presenza della dimensione «media» di impresa e performance sul mercato del lavoro migliori di quelli regionali.
La provincia di Venezia appare distanziata dalle altre due provincie, in termini di struttura demografica, di sistema produttivo e di mercato del lavoro; ma a queste debolezze risponde con un reddito pro-capite più alto, frutto di una concentrazione su alcuni servizi, in particolare dell’attività turistica, e sul ruolo di alcune grandi infrastrutture logistiche.
Ne deriva un quadro che richiede un livello di governo complesso, l’unico che possa coniugare le diversità come elemento di forza di un processo di trasformazione articolato.
I dati presentati in questo Quaderno colmano un intervallo temporale di 3-4 anni che non sono molti quando si analizza un fenomeno strutturale come quello dell’area metropolitana.
Sono però anni significativi, che hanno visto il prolungarsi e l’aggravarsi di una crisi economica profonda e che di conseguenza hanno provocato cambiamenti di scala e di struttura dei sistemi economici e sociali: ridimensionamento dell’attività economica, maggiore disoccupazione, minor reddito e minori consumi, maggiore domanda di welfare.
Soprattutto, occorre ricordarlo, generando effetti che perdureranno anche dopo la fine della crisi: ricomposizione dei consumi, variazione delle specializzazioni produttive, cambiamento degli stili di vita.
La situazione fotografata dal primo rapporto dell’Osservatorio Metropolitano (OSME), presenta una analisi finalizzata a far emergere come il territorio dell’area metropolitana esprima dinamiche, tendenze e anche modelli di governance che vanno oltre i confini dei diversi territori provinciali, incrociando nuove geografie da studiare attentamente anche sotto il profilo giuridico-amministrativo.
Le funzioni a cui il territorio deve assolvere attraverso l’offerta di servizi pongono con sempre maggior forza il tema del governo metropolitano. E lo pongono maggiormente quando anziché alle sole dotazioni (dati strutturali) si guarda alle relazioni dinamiche (dati di flusso).
L’aggiornamento dei dati conferma un quadro dell’area metropolitana asimmetrico con punti di debolezza e punti di forza, quali l’esistenza per singoli servizi e singoli ambiti di un governo coordinato a geometria variabile, indice di una realtà territoriale in grado di governare i processi a scala vasta.
In questo quadro così perturbato emergono due considerazioni di analisi che mantengono attuale la proposta di area metropolitana: 1) il riconoscimento di come gli attori del territorio continuino a comportarsi da «attori metropolitani»; 2) la convenienza e forse la necessità che una rinnovata competitività possa essere riconquistata solamente con interventi di gestione del territorio integrati secondo la dimensione metropolitana.