Ve-2000 Cultura e Impresa – Grandi progetti nell’area centrale veneta (Coses)
Premessa
La ricerca qui presentata prende le mosse dall’esigenza di comprendere gli scenari di trasformazione territoriale – funzionale nell’area centrale del Veneto.
In ogni città veneta, anche in quelle non grandi, si stanno programmando opere di rinnovamento ed adeguamento della struttura urbana a funzioni diverse dalle attuali ed a maggiore scala territoriale. Si tratta di interventi legati sia alla riconversione di aree urbane obsolete, sia ai nodi di comunicazione.
Il quadro che emerge dalla lettura dei singoli progetti censiti evidenzia però:
– l’assenza di una “razionalità” nei processi di specializzazione delle singole aree; non si registra infatti, in questa fase, la presenza di un disegno che tenga conto dell’integrazione del sistema territoriale ed economico del Veneto, ma piuttosto si manifesta la tendenza a rispondere alle singole esigenze che emergono dagli operatori sia pubblici che privati;
– non venga posto il problema territoriale dei nuovi ruoli e delle nuove funzioni che potrà assumere l’area centrale del Veneto, rispetto al resto del Paese e nella prospettiva dell’Europa multiregionale
La diffusa progettualità, presentata nella ricerca, anche nei casi “migliori” rischia di rimanere sulla carta e di non rispondere alle esigenze della realtà Veneta di porre delle nuove sfide al 2000. E se il vero motore di questa progettualità risulta essere la necessità di far fronte alle nuove condizioni di interdipendenza e di competizione che stanno modificando le aree urbane, la sua non attuazione rischia di allargare ulteriormente il gap tra le città italiane e i loro competitori europei.
Di fronte a questa nuova fase caratterizzata da:
– difficoltà di trasformare le progettualità in opere a fronte di un crescente fabbisogno;
– difficoltà/incapacità della pubblica amministrazione di condurre in porto processi globali, accompagnata da decrescenti risorse finanziarie;
– presenza di nuovi soggetti attrezzati per prendere in carico la gestione globale dei processi di trasformazione;
si presenta la necessità di trovare nuove “garanzie” e procedure amministrative e finanziarie.
Attraverso il percorso di ricerca e studio si possono individuare alcune indicazioni che sembrano presentare utili proposte da generalizzare che possono essere sintetizzate in tre formule:
– governare per progetti;
– costruire un quadro di certezze da parte dell’amministrazione pubblica;
– definire un nuovo rapporto tra pubblico e privato nella realizzazione e gestione delle opere.
Governare per progetti significa quindi, ad esempio, generalizzare le metodologie e le procedure del finanziamento per progetti applicate oggi al FIO e agli interventi in campo ambientale. In questo modo è possibile valutare la coerenza tra interruzioni, azioni ed esiti dei progetti e la loro compatibilità con gli obiettivi prefigurati.
Attraverso questo strumento si può ottenere un duplice obiettivo:
– valutare in modo omogeneo;
– certificare la validità e completezza dei progetti;
mettendo così ordine e razionalità alla molteplicità di programmi in essere ed individuando le opere che possono produrre effetti più rilevanti e decisivi sul piano della qualità della vita e della efficienza del sistema economico e produttivo.
Costruire un quadro di certezze da parte dell’amministrazione pubblica – Nei progetti di trasformazione territoriale, si deve riconoscere la componente di “pubblico interesse” che contengono e la necessità quindi di un disegno unitario dell’assetto del territorio che solo il soggetto pubblico può e deve realizzare. Un contributo forse in questa direzione può arrivare da uno strumento profondamente innovativo come l’Accordo di Programma, ma tale logica deve essere maggiormente articolata al fine di definire un nuovo rapporto tra pubblico e privato che veda:
– il soggetto pubblico quale operatore strategico della pianificazione e controllo in ragione delle necessità di organizzare correntemente il territorio;
– il soggetto privato quale operatore organizzativo, finanziario e anche gestionale, in ragione della sua maggiore disponibilità di capitali e della sua maggior efficienza.
Obiettivi e sintesi dei risultati
Il lavoro di analisi è stato finalizzato ad un duplice scopo:
– censire le opere pubbliche di competenza dell’Amministrazione dello Stato e delle aziende autonome sia che abbiano già raggiunto la fase attuativa, sia che stiano ancora percorrendo l’iter propositivo, progettuale o programmatorio;
– rilevare le proposte ed i progetti in iter attuativo relativi ai servizi tecnici, agli assi infrastrutturali ed alle strutture terziarie degli enti locali, dell’amministrazione dello Stato e di altri soggetti.
La definizione degli scenari di trasformazione territoriale così individuati consente di analizzare
– i processi di specializzazione, progettati ed in atto, che coinvolgono i diversi ambiti territoriali dell’area in esame;
– la complementarità/compatibilità dei progetti in atto e previsti;
– il ruolo dei diversi soggetti, pubblici e privati, sia nei confronti delle trasformazioni in corso, che in quelle progettate.
Anche se risulta difficile disegnare scenari futuri, gli incroci operati tra le variabili desumibili dall’indagine consentono di individuare: il ruolo che le diverse sub aree tendono ad assumere; le specializzazioni funzionali che sottendono ai tipi di opere previste e la funzione dei diversi centri di spesa nei processi di trasformazione in atto.
Attraverso l’indagine sono stati individuati 341 progetti per importi unitari superiori ai 3 miliardi. Di 301 di essi sono note le previsioni di spesa (in alcuni casi con precisione, in altri con margini di arrotondamento). Complessivamente, la somma impegnata nell’area ammonta a 13.790 miliardi ed il valore medio degli investimenti raggiunge i 45,8 miliardi.
Considerando gli importi complessivi derivanti dall’indagine, gli investimenti in corso di realizzazione costituiscono il 39,8%, seguono quelli in iter amministrativo, indi i progetti ed infine quelli che sono stati appena ipotizzati sotto forma di idee.
Articolazione territoriale delle opere e degli investimenti può essere sintetizzata nel seguente modo:
– il comune di Venezia è al primo posto nella graduatoria per numero di progetti ed al terzo per importi impegnati;
– l’area metropolitana centrale è al secondo posto sia per quanto riguarda l’ammontare degli investimenti e al secondo per numero di interventi;
– la quota di investimenti prevista lungo gli assi infrastrutturali al di fuori dell’area metropolitana, si situa al primo posto nella graduatoria delle somme impiegate, mentre l’area si trova al quinto posto in quella del numero dei progetti;
– il numero di interventi lungo l’asse Verona – Venezia è il più basso, ma la quota di finanziamento è al terzo posto;
– a Verona e Vicenza le cifre preventivate sono nettamente inferiori.
L’analisi delle caratteristiche qualitative dei progetti consente di individuare le specializzazioni funzionali e gli scenari operativi che si vanno definendo in ciascuna sub area dell’indagine.
Il quadro che emerge può essere così: schematizzato (Tav. 1 e Fig. 1):
– alle estremità orientale ed occidentale del Veneto si evidenziano, due poli terziari: Verona caratterizzata da strutture terziarie, prevalentemente private; Venezia qualificata dagli interventi di salvaguardia e da un mix direzionale pubblico-privato; nel primo le potenzialità sono già in fase di realizzazione, mentre nel secondo, data la consistenza degli investimenti, molto è ancora in fase embrionale;
– l’asse infrastrutturale che le collega, lungo il quale sono in programma interventi di riqualificazione molto impegnativi dal punto di vista economico;
– il polo di Vicenza, che ha in progetto di dotarsi di servizi tecnici in grado di supportare il suo ruolo di centro di un’area di industrializzazione diffusa;
– un’area centrale, nella quale sono molto importanti gli interventi sugli assi di comunicazione per consentire rapide relazioni al proprio interno, ma dove non sono ancora state identificate le fonti dei finanziamenti per la loro realizzazione;
– la rete che collega la parte centrale del Veneto alle altre aree del Paese interessata da progetti che prevedono un considerevole sforzo di ammodernamento.
La relazione tra promotori e stato di avanzamento degli investimenti contribuisce a spiegare le procedure di programmazione ed esecuzione delle opere che influiscono infatti notevolmente sull’operatività dei soggetti.
Gli Enti Locali, possedendo molte competenze dirette, riescono ad agire, nel complesso, con maggiore efficacia, le procedure di gestione ed approvazione dei progetti dello Stato invece, richiedono una programmazione vasta ed anticipata che rende particolarmente consistente la quota di progetti nelle fasi intermedie e ridotta quella in corso. Per gli altri soggetti, al contrario, la fase programmatoria risulta molto contenuta, mentre considerevole è quella propositiva e quella attuativa.
La lettura dettagliata del parco progetti consente di cogliere, pur nella frammentarietà del quadro degli interventi, alcune questioni che determinano il futuro dell’area.
Innanzitutto sì rileva la consistenza del quadro programmatico nel campo degli interventi sulle reti stradali, al quale si affianca, per lo meno a livello di progetti, il potenziamento di tutti gli accessi puntuali (porti ed aeroporti) e delle infrastrutture che li connettono.
Emerge con forza la rilevanza delle proposte e dei progetti che riguardano Venezia, poco organici e spesso in contrasto tra di loro, poiché relativi a destinazioni d’uso diverse della medesima area.
Si nota, inoltre, la diffusione, in tutti i capoluoghi, di progetti che riguardano: centri direzionali privati, strutture per l’intermodalità, parcheggi, potenziamento degli accessi, ristrutturazione delle sedi del terziario pubblico.
Solo Verona appare molto caratterizzata dall’insieme di interventi integrati che saranno realizzati nell’area di Quadrante Europa e riguardano i trasporti, il commercio e la ricerca. A Padova, Treviso e Vicenza non compaiono specializzazioni funzionali evidenti. Il ruolo degli interventi programmati o proposti è di perfezionare funzioni già esistenti, non già di proporne delle nuove ad una scala territoriale diversa o superiore di quella attuale.