La produzione culturale a Venezia – Gli eventi, i produttori, i fruitori

Considerazioni
Philip Rylands[[<*> Peggy Guggenheim Collection]]

Una rondine farà primavera?

Il 2009, anno della Biennale di Arti visive, ha visto, come testimonia questo settimo rapporto annuale sulla produzione culturale a Venezia, un netto aumento del numero totale degli eventi: 2.167 contro i 1.838 del 2008 e i 1.861 del 2007. La costellazione di attività che la città e il suo comune hanno proposto nei 12 mesi del 2009, trainati indubbiamente dalla forza propulsiva della Biennale, non può non essere interpretata come risultato dell’energia e dell’entusiasmo di cui due “eventi” in particolare si sono fatti portavoce nel 2009: l’apertura del museo di arte contemporanea a Punta della Dogana e della Fondazione Bianca e Emilio Vedova in uno dei magazzini del Sale alle Zattere. Il sestiere di Dorsoduro, presidiato finora dalle Gallerie dell’Accademia e dalla Collezione Peggy Guggenheim, si arricchisce di spazi d’arte e di esperienze dedicate a turisti e locali che non si limitano a rinverdire gli antichi fasti della zona ma danno voce agli sforzi connessi alla produzione di cultura in tempo di crisi e all’interpretazioni di un futuro complesso. La recente restituzione di Palazzo Grimani alla città e, nei prossimi 12/24 mesi, l’apertura delle Grandi Gallerie e del museo M9 a Mestre configurano una nuova geografia della cultura che lascia intravedere la concreta possibilità, se tutti i soggetti, vecchi e nuovi, sapranno dialogare costruttivamente tra loro, di disegnare la mappa di uno spazio metropolitano di ampia scala in grado di ridefinire i contorni di un nuovo assetto culturale, economico e civile che Venezia merita e necessita.

Confrontando i dati 2008/2009 emerge una netta crescita degli eventi dedicati alla musica, 412 nel 2009 contro i 310 del 2008, mentre teatro e cinema soffrono ancora delle difficoltà legate ai tagli dei finanziamenti anche se la differenza numerica, 181 contro 183 300 contro 315, testimonia tutto sommato una buona tenuta.

Va ricordato, infatti, che se nel 2008 si sono manifestati i segni tangibili della crisi, a partire soprattutto dal secondo semestre, è nel 2009 che la sua onda lunga ha investito indiscriminatamente i territori della cultura.
In altre parole, archiviato il buon risultato in termini numerici registrato in un anno “strategico” come il 2008, per le ragioni esposte più sopra, si potrà misurare la portata dell’effettiva crescita soltanto analizzando i dati del 2010. Si dovrà pazientare, dunque, ponendosi nel frattempo alcune domande. In primis, sulla natura dei fruitori.

Conoscere l’audience

Considerato l’elevatissimo numero di eventi registrati ogni anno a Venezia e nel suo comune, rimane forte l’auspicio che si possa giungere ad una forma articolata di programmazione e coordinamento, ma è altresì urgente, osservando la straordinaria quantità di dati finora raccolti da Agenda Venezia, comprendere in maniera sempre più approfondita chi sono i fruitori della ricca e diversificata offerta della produzione culturale della città lagunare. Come cambiano i consumi in tempi di crisi? Quali sono le nuove abitudini? In che misura partecipano i fruitori agli eventi? Quali sono le loro aspettative? Quali i criteri delle loro scelte? Come accedono alle informazioni sugli eventi? Potendo utilizzare il punto di vista preferenziale dei dati della Collezione Peggy Guggenheim, si osserva che nel 2009, e la tendenza si conferma nel 2010, il calo del numero dei visitatori ha avuto come contropartita un piccolo ma significativo aumento della capacità pro capita di spesa (audioguide, visite guidate, shop). Interessante sarebbe poter confrontare le esperienze dei diversi soggetti coinvolti nella produzione culturale veneziana per analizzare la portata dei cambiamenti e definire un nuovo vocabolario in grado d’interpretarli. Per ottimizzare le risorse e i risultati, la crisi insegna non solo quanto sia determinante conoscere il pubblico di riferimento, per comprenderne i gusti, gli interessi e i bisogni, ma quanto altrettanto fondamentale sia misurare la ricaduta materiale e immateriale degli eventi sulla crescita, la reputazione, la visibilità di una istituzione.

Caduti nella rete

Mondo reale e realtà digitale appaiono sempre più integrati. La diffusione delle notizie sul web le rende accessibili in tempi rapidissimi facendo leva sull’interesse, la curiosità, la passione di utenti che, attraverso i loro commenti, danno vita a un eccezionale passaparola. La sfida che attende quanti impegnati nel settore della produzione culturale si configura come necessità di studiare i codici del nuovo linguaggio sociale e tecnologico affinché strumenti come social network e blog possano rappresentare la cassa di risonanza per la creazione di un’innovativa “piazza” d’incontro. Al contempo, il web ha l’energia e la struttura per diventare il motore di un fenomeno sociale che è maturo per conoscere il percorso inverso rispetto a quello finora condotto, ovvero riportare i suoi utenti a compiere il passaggio dal puro scambio di informazioni, commenti, suggerimenti virtuali all’esperienza reale dell’evento. Nel migliore degli auspici si potrà conquistare un’audience composita che non potrà che stimolare la programmazione e i contenuti del fare cultura.

Il settimo Rapporto sulla produzione culturale, riferito ai dati raccolti nel 2009 dal sito Agenda Venezia, segna una significativa crescita del numero di eventi trascinati dalla forza propulsiva della 53° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale, ma anche da due nuovi fattori a cui si dovrà prestare attenzione nel futuro.

Il primo relativo all’apertura di nuovi musei e spazi espositivi, che mentre arricchiscono il patrimonio di Venezia diventano nuovi elementi di stimolo per le istituzioni culturali esistenti. Il secondo si riferisce alla intensa attività, sicuramente minore se confrontata con le più importanti mostre e rappresentazioni organizzate nel corso dell’anno, svolta dai tanti promotori di eventi che sviluppano incontri, convegni, presentazioni, che segnano la vita culturale dei residenti stabili e temporanei della città.

Le dimensioni della produzione di eventi, riportati nel Rapporto sono condensate in pochi importanti numeri: 2.167 eventi per 20.785 giornate evento; 140 organizzatori e 210 luoghi dove si svolgono le rappresentazioni distribuiti nelle diverse parti della città.

Numeri che testimoniano anche lo straordinario peso di questo settore nella economia veneziana e che rappresentano la ragione dell’attenzione posta nella sezione “approfondimenti” al rapporto degli eventi culturali con il sistema territoriale e sulla capacità di costituire una delle risorse economiche più importanti del territorio veneziano.

Se alla struttura culturale e museale permanente si sommano gli eventi temporanei, risulta evidente come questo comparto economico sia in grado di alimentare un tessuto produttivo vitale e strategico per lo sviluppo del territorio. Stiamo assistendo alla creazione di una vera e propria filiera culturale che coinvolge grandi istituzioni, musei privati, artisti, editori, comunicatori e pubblicitari, allestitori, artigiani.

La città e gli operatori economici, concentrati sul sistema turistico sembrano non accorgersi di questo processo che produce vasti impatti sul tessuto produttivo del territorio. Gli stessi operatori coinvolti in questa filiera non sempre, o non ancora si riconoscono come appartenenti al sistema della produzione di eventi culturali né hanno la consapevolezza precisa delle interdipendenze settoriali in quanto mettono al primo posto la loro appartenenza ad associazioni se sono organizzatori o il loro essere prima artigiani o professionisti piuttosto che operatori del settore culturale.

L’attenzione posta negli anni dal Rapporto al settore degli eventi temporanei consente di ricostruire una nuova mappa della città fatta, oltre che di luoghi deputati alla produzione e fruizione di eventi culturali, di soggetti coinvolti in questa produzione che certamente sviluppano creatività, innovazione e relazioni internazionali.

Una mappa che per consolidarsi ed affermarsi deve essere riconosciuta in primo luogo dagli operatori, sapendo che Venezia può usare la cultura come un importante fattore di sviluppo e di competitività.