Venezia, Nord-Est ed Europa Orientale: occasioni o strategie?

Il Nord Est sta cambiando.

Silenziosamente, gradualmente, in maniera quasi impercettibile, si sta insinuando all’interno delle già complesse dinamiche territoriali dell’area un ulteriore processo di trasformazione: la ripresa dei contatti con i paesi dell’Europa orientale.

La “caduta del muro di Berlino”, e più in particolare l’apertura dei mercati dell’Est, sta sottoponendo il sistema economico triveneto a stimoli di indiscutibile rilievo, talvolta di segno contrapposto, che, sommandosi a quelli della internazionalizzazione verso gli altri mercati, lasciano percepire tensioni nel tradizionale modello produttivo.
Si riprendono rapporti di deriva storica, interrotti dall’innalzamento delle barriere politiche, oppure se ne allacciano di nuovi, gettandosi all’avventura o cercando di ragionare con maggior razionalità. Si decentrano alcune fasi del processo produttivo, si investe, si cerca di presidiare nuovi spazi di mercato, ci si tuffa nella corsa alle privatizzazioni.

Come in un sistema di vasi comunicanti, l’apparato produttivo e commerciale ha iniziato a travasarsi, spinto dalle dinamiche dei differenziali di costo e dalle numerose potenzialità di mercati ancora vergini ed inesplorati. Le reti insediative e della comunicazione sono soggette a inversioni di flusso, a nuove richieste ed opportunità. Le città del Nord Est, e soprattutto Venezia, sono chiamate a riarticolare le proprie funzioni, sia al loro interno che nella rete dei rapporti gerarchici.
Se per quanto riguarda le singole imprese sono sufficientemente noti i parametri strategici di questo processo, l’informazione è ancora molto scarna per quel che concerne le logiche sistemiche degli aggregati produttivi.

Poco si sa, in altri termini, di ciò che si sta verificando nei distretti industriali, nel tradizionale modello di sviluppo triveneto, eppure si intuisce che il fenomeno della delocalizzazione verso Est possa produrre, o stia già producendo, modificazioni di natura strutturale, che vanno ben oltre le più superficiali osservazioni di carattere congiunturale.

Sorgono allora spontanee alcune riflessioni: all’interno dei distretti industriali triveneti c’è consapevolezza di questo movimento transfrontaliero? Ci si sta interrogando sui possibili sviluppi locali del decentramento delle imprese all’estero? Si verificano prime conseguenze di questo movimento migratorio, ci sono conflitti? Si stanno attuando, o immaginando, strategie collettive o trova spazio soltanto l’iniziativa individuale?

La sensazione è che questo processo nasconda al suo interno qualcosa di più di una semplice “febbre dell’oro”, che trascorsi i dieci, quindici anni necessari perché si riallineino i differenziali macroeconomici tra i vari paesi, potrà (o potrebbe?) trovare spazio una configurazione del sistema produttivo del Nord Est differente dall’attuale, che l’occasione di oggi possa divenire strategia per il domani.

Questo documento vuole offrire un contributo al ragionamento su questi temi, nel tentativo di mettere a fuoco almeno alcuni dei punti fondamentali di questo processo di graduale integrazione. L’obiettivo è quello di fornire uno scenario quantitativo e qualitativo delle dinamiche in atto nei distretti industriali, di ritessere per sommi capi le fila di un discorso in fieri, di raccogliere qualche elemento in più per capire se l’apertura dei mercati dell’Est è veramente soltanto un’occasione per l’economia del Nord Est per potenziare le posizioni sul proprio mercato, oppure può costituire un momento di mutamento profondo, di riorganizzazione di una strategia di mercato maggiormente adeguata ad affrontare le sfide aperte dalla pressione della globalizzazione e dal crescente confronto sulla distribuzione.