Venezia: mobilità  e logistica

La logica territoriale come opportunità per Venezia

Flussi e mobilità hanno rappresentato – e forse continuano a rappresentare – elementi di disturbo peculiari della realtà veneziana. Tuttavia, nel più recente periodo, si è attenuata la conflittuale polemica sulle densità turistiche, grazie all’emergere, da un lato, di preoccupazioni occupazionali e, dall’altro, di una crescita di presenze tanto ampia da rendere ancora più consistente la base reddituale connessa a questa attività.

Sembra possibile, quindi, una più attenta valutazione dei fenomeni ed una convergenza su un programma degli interventi necessari, caratterizzati dalla generale convinzione che le peculiarità veneziane vadano salvaguardate grazie ad una più avanzata organizzazione del sistema di accessi, ed un pieno riconoscimento della cadenza più lenta nei trasferimenti interni alla realtà veneziana, quale paradigma costitutivo della sua forma urbana e del suo carattere originario.

Fra le peculiarità di Venezia c’è anche quella di concentrare la maggior parte degli arrivi in un unico comprensorio, quello della stazione ferroviaria, stazione marittima, del Tronchetto e di Piazzale Roma: un ambito troppo stretto per sostenere le circa 90.000 persone che entrano in una giornata media lavorativa nella città storica. Il tema dell’accessibilità ha finora preoccupato per la congestione e per il consumo prodotto dai cosiddetti “turisti pendolari”, mentre minore attenzione è stata posta all’importanza di essere al centro di consistenti flussi e relazioni ed alla stessa varietà di domanda che richiede più funzionali modelli di accesso.

I flussi pendolari e le relazioni economiche che sviluppa Venezia devono in questa logica essere rilette nei termini di opportunità, di risposta ai processi di esodo, di stretta connessione tra la città storica, la terraferma e il suo ampio hinterland metropolitano.

La prima risposta a questa funzione, formulata attraverso la creazione di tre terminali destinati all’arrivo dei turisti in modo differenziato e lungo percorsi sostanzialmente lenti, va nella duplice direzione di:
– ridurre i congestionamenti nella testa di ponte;
– non incrementare, ma diversificare e qualificare il turismo.

I trasporti restano uno dei fattori strategici per promuovere Venezia quanto a ruolo economico, ma anche culturale e come polo di accoglienza.

Accantonata l’ipotesi della metropolitana, si pone comunque la necessità di dare risposta al consistente afflusso di persone non turiste e di dare un assetto territoriale e funzionale alla città che non può vedere tutte le attività di pregio concentrate nell’area di piazzale Roma, pena il degrado e l’abbandono al turismo del resto della città.

La definizione di un sistema di terminal in grado di riarticolare i flussi in arrivo, decongestionando il distretto tradizionale Piazzale Roma – Tronchetto attraverso il decentramento su Tessera innanzitutto, Fusina e Punta Sabbioni, rappresenta una chiara linea di azione, dei cui effetti beneficerà il centro storico (raddoppiando i poli d’arrivo) e la stessa area veneziana nel suo complesso.

Nuovi terminal e nuove funzioni logistiche porteranno ad una valorizzazione della qualità urbanistica di aree cresciute senza forti identità e nella totale despecializzazione funzionale.

Diviene, inoltre, indispensabile la connessione reticolare dei nuovi luoghi dello scambio ed i diversi modi di trasporto, con un progressivo riconoscimento di bisogni diversificati per le diverse famiglie di domanda (i residenti, i diversi turismi, i lavoratori pendolari, il mondo dell’università fatto di studenti, docenti, ricercatori, i visitatori occasionali, le calanti burocrazie, il polo direzionale).

La rete ed i nodi infrastrutturali interni al centro storico e di sbocco l’area veneziana, consentono di delineare uno scenario dove il sistema dello scambio intermodale costituisce elemento di regolazione e di abbassamento delle soglie di densità e disagio.

Fin qui un disegno di adeguamento e razionalizzazione che pure potrà portare ad un nuovo modello di fruizione dell’area veneziana. Resta, invece, da far maturare attraverso quale logica si possa ricondurre ad una logistica normalizzata e tecnologica, il funzionamento della città storica che volesse migliorare la gestione dei suoi servizi “bassi” (quella delle utility), utilizzando meglio gli “strati profondi” del sottosuolo e riconducendo a questo ambito la meccanizzazione della mobilità soprattutto merci.

La soluzione in progress dell’accessibilità di Venezia sta maturando, il disegno diviene sempre più nitido mettendo in fase operativa le suggestioni da tempo avanzate (si pensi all’accesso dal terminal di Tessera). Tuttavia, il fenomeno nuovo per altro già posto all’attenzione della città da Venezia 2000 qualche tempo fa [“Arrivi da lontano”, Venezia, novembre 1994], è il crescente ruolo di Venezia come polo della logistica.

C’è una Venezia degli accessi che si va sviluppando prevalentemente per fenomeni spontanei, come l’indotto dell’internazionalizzazione del Veneto, per una ripresa di ruolo del Mediterraneo, anche per condizioni favorevoli contingenti.

Il testo dà conto essenzialmente di queste fenomenologie, sinteticamente riportate nel grafico 1, una ormai decisa variazione positiva degli indici di flusso nel trasporto aereo, passeggeri e merci, nel traffico croceristico, nella movimentazione di containers, persino nel traffico ferroviario.

La polarizzazione fra un territorio vicino fatto di reti locali, di pendolarismo di hinterland metropolitano e poi i grandi ed anonimi flussi turistici densi, a basso valore aggiunto, perennemente lontani, per provenienza e distanza culturali (il “mordi e fuggi turistico”) sta trovando interesse in uno spazio intermedio più radicato nel territorio economico regionale (si veda l’aeroporto ed il traffico container), processi di ciclico mutamento nelle direttrici del traffico (si pensi alle attività marittime) nei gusti e nelle motivazioni per il turismo e il tempo libero.

I trasporti a Venezia, intermodalità ed i servizi ad essa connessi, divengono una realtà produttiva a sviluppo crescente e con una consistenza imprenditoriale ed occupazionale che va ampliandosi.

A partire dalle sue prospettive, anche in termini di specializzazione nuova per la realtà veneziana, vale la pena di riprendere una riflessione sul ruolo dell’area veneziana.

In questa ulteriore linea di interpretazione tornano ad essere centrali gli interventi strutturali indispensabili sulle realtà e sui nodo di scambio. Ma soprattutto l’interconnessione (dai terminal al funzionamento del porto, dalle relazioni aeroportuali all’interporto), fondamento evidente di ogni sistema a rete efficiente rende indispensabile la cooperazione fra soggetti, la definizione di un patto di territorio e la concreta convergenza in atto fra istituzioni, imprese e forze sociali.