La trasformazione della gronda lagunare: da recinto a cerniera

Indice

1. Premessa: la trasformazione della gronda lagunare

2. Il metodo dell’indagine e i caratteri del campione intervistato

3. L’immagine e la qualità urbana della gronda

4. Il giudizio e la condivisione nei confronti dei progetti e dei processi in atto

5. La programmazione e i processi di riaggregazione funzionale

Premessa: la trasformazione della Gronda lagunare

L’attenzione costante della Fondazione Venezia 2000 alla Gronda lagunare trova ragione nel riconoscimento del ruolo che questa investe nei confronti dei nodi problematici e progettuali della realtà veneziana.
Questo territorio, di straordinaria importanza come ambito di cerniera per integrare Centro Storico e Terraferma, rappresenta un luogo “dimenticato” ma nel frattempo “strategico”. Dimenticato in quanto, senza identità territoriale e sociale, tende a svilupparsi in modo spontaneo senza una direttrice. Strategico in quanto rappresenta forse l’unica opportunità di gestione del sistema della logistica relazionale e cioè della costruzione delle porte della città intorno al tema degli arrivi da lontano e degli accessi al Centro Storico.
La Gronda lagunare veneziana è costituita dal punto di vista fisico – ambientale dall’articolato intreccio di terre emerse, di bonifiche e di barene incise da canali e velme, ma il suo paesaggio è stato interessato nel tempo da profonde trasformazioni antropiche ed è strutturalmente legato ai processi in atto nella costruzione fisica e funzionale della città bipolare.
In recenti studi, anche dalla Fondazione Venezia 20001[[L’economia della Gronda lagunare: le difficili connessioni, ottobre 1999

Scenari, attori e progetti per una nuova relazionalità della Gronda lagunare, marzo 2001]], sono state evidenziate le profonde differenziazioni nell’uso del suolo e quindi nelle caratteristiche urbanistiche, funzionali ed economiche delle singole parti della Gronda: dall’aeroporto all’area indistinta della strada Triestina ai nuovi insediamenti al Vega. Letta nel suo insieme la Gronda risulta quindi certamente frammentata, ma anche nello stesso tempo l’ambito a più elevato mix funzionale del territorio veneziano: zone industriali, portuali, direzionale, commerciali, turistiche, universitarie, sportive, residenziali e infrastrutturali oltre a rilevanti emergenze decisive per il recupero ambientale.
Qualora si passi da una lettura urbanistica-funzionale ad un approccio strategico e quindi ci si domandi in che modo la Gronda è suscettibile di diventare il luogo, la cerniera, dove Venezia possa tornare a svolgere in forme innovative la relazionalità di un tempo, ci si deve misurare sullo scarto che passa tra:
– la grande eterogeneità di attività e di funzioni che insistono sulla Gronda e che danno luogo a flussi di persone e di merci che si sommano e si intersecano senza alcuna consapevolezza reciproca;
– l’assenza di un tavolo di concertazione, di una sede dove fare sintesi e coordinamento fra i soggetti e gli operatori presenti sul territorio.
Assegnare alla Gronda un ruolo di cerniera esige una capacità di progettare e di raccordare funzioni e operatori distanti nelle prospettive e negli orizzonti, oggi però, a fronte di una forte individualità di questi soggetti, comunque determinanti e costretti a dialogare per costruire le “porte” della città, lo scenario sembra caratterizzato da una nuova operatività dopo gli anni dei “tanti progetti e poche realizzazioni”.
Da una lato si evidenziano processi di riaggregazione intorno ad alcuni assi forti:
– la logistica e l’economia del polo tecnologico assieme alle nuove e vecchie imprese della zona industriale di Marghera;
– la direzionalità della città bipolare;
– la porta di Tessera con le funzioni di rango per turisti e city user.
Dall’altra, grazie anche al Prusst, il Comune ha aperto un tavolo di discussione con gli altri operatori coinvolti, tavolo che ha riaperto e messo a sistema due questioni:
– gli arrivi da lontano e egli accessi a Venezia;
– il rafforzamento dell’Arsenale e quindi di Venezia est.
Sulla questione degli accessi i soggetti in campo sono gli stessi di sempre ma con nuovi ruoli:
– l’aeroporto, che gestisce la sua funzione di operatore delle reti lunghe, ma con specifici interessi immobiliari locali (l’apertura della nuova aerostazione il progetto Gehry di albergo e centro congressuale, i nuovi progetti di parcheggio i nuovi progetti di alberghi, si è appena concluso un concorso di idee per la progettazione di due alberghi di 300 posti ciascuno);
– il comune, che intende progettare l’area del terminal comunale, in sostanziale accordo con la proprietà, con una forte caratterizzazione in funzione di terminal (porta) e quindi con destinazioni finalizzate agli arrivi da lontano ma anche per i veneziani (parcheggio per i residenti, terminal delle merci per il vetro di Murano e per altri operatori del trasporto);
– la Camera di Commercio, che sulla scia del Prusst ha inteso raccogliere, ma anche ampliare la tesi sempre sostenuta della necessità di costruzione di un sistema di trasporto veloce sublagunare. In questo scenario, non ancora cambiato strutturalmente rispetto al recente passato ma, dove si stanno precisando obiettivi e ruoli, la Fondazione Venezia 2000 ha inteso sviluppare un sondaggio, intervistando quanti sulla Gronda vivono, lavorano e transitano, finalizzato a rilevare la domanda e la condivisione dei processi di riaggregazione e rifunzionalizzazione progettati e avviati.